Mare (2.505.000 kmq) interno al continente antico, esteso fra l'Europa a Nord,
l'Africa a Sud e l'Asia a Est. Comunica a Ovest con l'Oceano Atlantico
attraverso lo Stretto di Gibilterra, a Sud-Est con il Mar Rosso attraverso il
Canale di Suez, a Nord-Est con il Mar Nero attraverso lo Stretto dei Dardanelli,
il Mar di Marmara e lo Stretto del Bosforo.
GEOGRAFIACompreso
fra 30° e 47° di latitudine Nord, 5° di longitudine Ovest e
35° di longitudine Est, si distingue in due bacini (occidentale e
orientale), a loro volta comprendenti bacini secondari (Mare di Alborán,
Mare delle Baleari, Mar di Sardegna, Mar Ligure, Mar Tirreno, Mar Ionio, Mar
Adriatico, Mare Egeo, Mar di Levante). Sulle sue rive si affacciano una ventina
di Stati e nelle sue acque si protendono tre penisole: quella iberica, quella
italiana, quella balcanica. Fra le numerose isole (molte delle quali di piccola
estensione e di origine vulcanica) le principali sono la Sicilia, la Sardegna,
la Corsica, Cipro, Creta. Nel suo bacino sfociano alcuni dei principali fiumi
europei e nord-africani. ║
Morfologia: la morfologia del bacino
mediterraneo è piuttosto varia e complessa, poiché è il
risultato di un lungo processo di assestamento geologico e tettonico
verificatosi negli ultimi 5.000.000 di anni. L'estremità occidentale del
M. è costituita dal bacino algero-provenzale, esteso tra le coste
occidentali di Corsica e Sardegna, quelle orientali di Spagna e Francia, quelle
settentrionali di Marocco e Algeria. Collegato alle aree di piattaforma della
Sardegna, esso raggiunge la profondità massima di 2.800-2.900 m; la parte
settentrionale è costituita dal
Mar Ligure, i cui margini
continentali sono stretti e caratterizzati da numerosi canyon sottomarini; a Sud
invece si trova il
Mare di Alborán, diviso in due bacini minori.
Il
Mar Tirreno presenta due settori che si sogliono convenzionalmente
dividere in corrispondenza del parallelo di 41° di latitudine Nord e che
presentano caratteri ben distinti, a causa del diverso processo geologico di
formazione. Mentre il Tirreno settentrionale raggiunge profondità massime
di 2.000-2.300 m e presenta una morfologia accidentata, il settore meridionale
scende fino ai 3.600 m di profondità e presenta numerosi rilievi
sottomarini, dei quali alcuni emergono costituendo isole (Eolie, ecc.); i
margini di questo bacino, inoltre, sono molto ripidi e presentano profondi
canyon, depressioni e dorsali. Il Canale di Sicilia, limitato a Ovest dal Banco
di Skerki e a Est dalla scarpata siciliano-maltese, è collegato con la
piattaforma continentale che si estende sul lato della Tunisia e a Sud della
Sicilia mediante un'irregolare e accidentata scarpata continentale, a sua volta
sede di piccoli bacini. Il
Mar Adriatico settentrionale, caratterizzato
da pendenze minime, presenta fondali regolari e raggiunge profondità che
non superano i 75 m a Nord di Ancona, i 130 m a Sud di Ancona, con l'eccezione
della Fossa di Pomo (o depressione mesoadriatica) che scende fino ai 250 m.
Profondità molto maggiori raggiunge invece il settore meridionale
dell'Adriatico (a Sud del Gargano fino a 40° di latitudine Nord), fino ai
1.500 m del bacino di Corfù. Esso è caratterizzato inoltre da
fondali regolari, ma solcati da qualche rilievo sottomarino. Il
Mar Ionio
ha una piattaforma continentale stretta (nel caso delle coste calabre
addirittura assente), sempre ripida, incisa da canyon e molto profonda (5.000 m
circa nella Fossa Ellenica). Appartengono al bacino del Mar Ionio la Scarpata di
Cefalonia, la Dorsale Apula e quella Mediterranea (con una serie di rilievi
sottomarini in direzione Nord-Ovest/Sud-Est), la Scarpata di Malta, il rialzo di
Messina (che scende fino ai 3.000 m di profondità), il Golfo di Taranto.
Quest'ultimo, che costituisce la prosecuzione dell'avanfossa appenninica, ha una
conformazione morfologica complessa: la parte centrale è costituita da
una depressione (Valle di Taranto); il settore occidentale del golfo presenta
una piattaforma continentale irregolare solcata da canyon sottomarini e
raggiunge i 1.000-1.500 m di profondità; il settore orientale del golfo
presenta invece una maggiore regolarità e profondità molto minori.
Il
Mar Egeo ha fondali irregolari che in molti casi si elevano a formare
rilievi sottomarini, alcuni dei quali emergono dando origine alle numerose isole
del
M. più orientale. Infine, anche il
Mar di Levante
è caratterizzato da una morfologia accidentata, con una piattaforma
continentale ristretta (a parte la zona in corrispondenza del delta del Nilo) e
con profondità che raggiungono i 4.000 m. ║
Idrologia: la
caratteristica più evidente delle acque del
M. è la forte
salinità, che si aggira in media sul 38,5%. e che raggiunge il 39%. nel
Mar di Levante. Essa è dovuta alla forte evaporazione e al carattere
chiuso del mare, che comunica con l'Oceano Atlantico e con quello Indiano solo
mediante stretti canali. La forte salinità ha come conseguenza l'alta
densità delle acque mediterranee che, quindi, rispetto a quelle
atlantiche meno dense, presentano un livello medio minore. La differenza di
livello provoca il richiamo delle acque atlantiche nel
M., con la
conseguente formazione di una corrente superficiale che lambisce le coste
dell'Africa settentrionale influendo sul clima della regione. La presenza di
altre correnti, più o meno profonde, determina una circolazione interna
piuttosto intensa che, all'afflusso di acque atlantiche superficiali e meno
dense fa corrispondere un pari deflusso di acque più profonde e dense, ma
anche più ricche di sostanze quali nitrati e fosfati: le acque del bacino
mediterraneo vengono così ad essere fra le meno ricche di elementi
nutritivi. La temperatura media delle acque superficiali si aggira sui
13,5°C nella parte orientale, sui 12,5°C in quella
occidentale; la stagione estiva vede invece un innalzamento fino ai
25°C di media riscontrabile nell'intero bacino. I venti sono
estremamente variabili e seguono l'andamento stagionale, con prevalenza di
quelli provenienti dai quadranti settentrionali in inverno e in primavera, di
quelli dai quadranti meridionali nel resto dell'anno. L'andamento delle maree si
limita ad escursioni di 20-30 cm, con alcune eccezioni. ║
Fauna:
numerose sono le specie endemiche che popolano le acque del
M., quali la
foca monaca, alcune razze, il corallo rosso, le spugne, ecc. La fauna
mediterranea è costituita anche da diverse specie di origine atlantica o
provenienti dal Canale di Suez, mentre numerosi sono gli organismi cosmopoliti,
che generalmente rappresentano sottospecie caratteristiche di specie viventi
nelle acque oceaniche. Alcuni tipi di pesci (tonni, sardine, pesci spada)
compiono lunghe migrazioni
stagionali.
STORIAIl
M. ha svolto nella storia umana un ruolo di primo piano poiché
nelle regioni che vi si affacciano sorsero e si svilupparono le prime
civiltà ed ebbero luogo le vicende che portarono alla nascita della
civiltà moderna. Una serie di fattori (climatici, geografici, ecc.) pose
tali regioni in condizioni di particolare vantaggio rispetto a quelle interne
dei continenti europeo, africano e asiatico. Per la sua configurazione
geografica il
M. fu un fattore di unione, la via naturale di collegamento
fra le terre da esso bagnate, fra l'Europa, ancora arretrata, e le genti
dell'Asia anteriore e dell'Egitto, depositarie di una cultura e di una
civiltà più avanzata. Già in età molto antica il
M. fu la sede di popolazioni marinare sorte dalla mescolanza di genti
indigene e immigrate di origine indoeuropea e semitica. Tali popolazioni,
insediate inizialmente sulle coste del Mar Egeo, zona particolarmente favorevole
per i traffici commerciali con l'Egitto e la Mesopotamia, furono sostituite nel
corso del III millennio a.C. da Fenici e Cretesi dell'epoca minoica, stanziati
sulle rive del Mar Egeo. I Fenici, esperti non più soltanto nella
navigazione di cabotaggio ma anche in quella a mare aperto, fondarono un vero e
proprio impero basato sull'egemonia marittima e commerciale. Intorno al XVI sec.
a.C. i Cretesi furono sostituiti dai Micenei della Grecia peninsulare, che
avviarono una fitta rete di commerci per l'esportazione di prodotti locali e
l'importazione di materie prime da Paesi sia vicini che lontani. La comparsa
degli Achei-Dori e la costituzione di Stati feudali a economia essenzialmente
rurale nella Grecia continentale permise ai Fenici un'ulteriore espansione, che
coinvolse in particolare la parte occidentale del
M.: risale a questo
periodo (IX sec. a.C.) la fondazione di numerose colonie fenicie, tra le quali
Cartagine, destinata ad assumere un ruolo centrale nella storia successiva.
Intorno al 1000 a.C. il
M. si presentava infatti diviso in due zone: una
era sotto l'influenza dei Greci con le colonie d'Asia e con le nuove colonie in
Occidente, mentre nell'altra, estesa dal confine con la Cirenaica alla Spagna,
predominava Cartagine. Intanto, nello stesso periodo, si andava affermando sulle
coste italiane tirreniche il popolo degli Etruschi. I secoli successivi (secc.
VIII-VI a.C.) videro la forte espansione dei Greci, che giunsero in Cirenaica,
Spagna, Provenza, Sicilia e Italia meridionale, ovunque fondando colonie
destinate a divenire, oltre che attivi centri commerciali, anche importanti
centri culturali e artistici. La presenza nel
M. di numerose popolazioni,
animate da ambizioni di espansione, provocò a partire dal VI sec. a.C.
una sempre maggiore competizione, che spesso sfociò in scontri armati e
vere e proprie guerre, che videro l'affermazione sempre più netta di
Cartagine, mentre a Oriente acquistò grande peso lo Stato persiano.
Quest'ultimo, sconfitto nelle guerre persiane, fu sopraffatto dall'impero
marittimo di Atene, a sua volta abbattuto da Sparta (vittoria navale di
Egospotami, 405 a.C.). L'intero bacino del
M. fu poi assorbito
dall'Impero macedone, del quale divenne il fulcro, costituito in un'unica
entità politica. L'Impero creato da Alessandro Magno, tuttavia, non
sopravvisse, nella sua forma unitaria, al suo fondatore e si disgregò in
una serie di Stati minori, spesso in conflitto. Roma, che aveva riunito sotto il
proprio dominio buona parte del bacino occidentale del
M. sottomettendo
anche Cartagine, riuscì nel II-I sec. a.C. ad estendere il proprio
diretto controllo anche sul bacino orientale: il
M. divenne così,
unificato sotto la potenza romana, il
Mare nostrum, la cui
prosperità economica fu favorita da un lungo periodo di pace interrotto
solo dalle invasioni barbariche e dalla divisione dell'Impero in occidentale e
orientale. I barbari, tuttavia, non ebbero alcuna ambizione ad estendere il
proprio controllo sul
M.; solo con i Bizantini, a partire dal VI sec., si
ebbe un tentativo di restaurazione dell'antica unità con la riconquista
dell'Africa, del Sud della Spagna e di parte dell'Italia. Una fase nuova per la
storia del
M. si aprì nel VII sec. con la comparsa e la rapida
diffusione degli Arabi. Nonostante l'occupazione di vaste regioni mediterranee e
la creazione di un vasto impero, neppure gli Arabi riuscirono a riunificare il
M., che fu invece teatro di una difficile convivenza di popoli di origine
e cultura diversi. A partire dal IX-X sec. si svilupparono in Italia le
Repubbliche marinare che, con il successivo imporsi sulla scena politica dei
Normanni (XI sec.), contesero agli Arabi il controllo su parte dei traffici
commerciali che si svolgevano nel
M. In particolare fu con le crociate
che la cristianità parve ritrovare la capacità di contrapporsi
attivamente al processo di espansione musulmano, che era ripreso con i Turchi
Selgiuchidi. Molti scali furono così riaperti alle potenze marittime
occidentali, tra le quali spiccavano i Comuni italiani dove si andava affermando
un'intraprendente borghesia mercantile. Il
M. riprese la funzione di
grande intermediario tra Oriente e Occidente e l'Italia ne diventò, anche
per la sua posizione geografica, il passaggio obbligato. Intanto, mentre nel
bacino occidentale del
M. andavano formandosi le grandi Monarchie europee
(Francia, Spagna), nella parte orientale dilagarono i Turchi, che nel 1453
riuscirono a sconfiggere l'ormai agonizzante Impero bizantino e a conquistare
Costantinopoli. La presenza dei Turchi a Est e le grandi scoperte geografiche,
che convogliarono una parte notevole del traffico mediterraneo verso le Indie e
l'America, fecero progressivamente perdere al
M. l'antico ruolo
egemonico. I tentativi espansionistici turchi verso il
M. occidentale
furono fermati a Lepanto (1571) dalle armate alleate dell'Europa cristiana e,
nella seconda metà del XVI sec., la Spagna esercitò un netto
predominio sul bacino occidentale del
M., finché, all'inizio del
XVIII sec., l'Inghilterra, inserendosi nella guerra di Successione spagnola,
finì con l'insediarvisi attraverso l'occupazione di Gibilterra (1704) e
Minorca (1707). Nel corso del secolo, inoltre, anche Russia e Austria si volsero
a una politica di espansione nel
M. alla ricerca di sbocchi sul mare,
suscitando attriti fra le potenze che avrebbero portato alla nascita della
cosiddetta questione d'Oriente (V. ORIENTE),
protrattasi fino al XX sec. Dopo l'occupazione della Corsica nel 1764-68, la
Francia napoleonica diede inizio a una politica espansionistica nel
M.
che la portò al controllo di vaste regioni mediterranee e che
danneggiò soprattutto l'Inghilterra; quest'ultima, tuttavia, dopo la
caduta di Napoleone e il Congresso di Vienna (1815) riottenne il ruolo di
incontestato predominio sul
M., favorita dalla decadenza della Spagna e
dalla crisi profonda dell'Impero ottomano. Sul piano strettamente economico,
tuttavia, il commercio mediterraneo aveva perso importanza nel complesso delle
relazioni mercantili mondiali, per la facilità con la quale ormai si
poteva accedere alle ricchezze dell'Oriente e delle Americhe e in seguito alla
Rivoluzione industriale che interessò inizialmente le regioni
settentrionali dell'Europa. Solo l'apertura dell'istmo di Suez nel 1869
rilanciò il ruolo commerciale del
M. Il predominio inglese fu
contrastato unicamente dalla Francia, che nel 1830 conquistò l'Algeria, e
dalla Russia, che con la guerra di Crimea (1854) tentò di aprirsi una
strada fino agli Stretti; più tardi (1877-78) il
M. fu interessato
dalla guerra russo-turca che ridimensionò le ambizioni della Russia.
Intanto anche l'Italia, che nel frattempo aveva raggiunto l'unificazione,
mostrò la volontà di intraprendere una propria politica
mediterranea. All'egemonia inglese (che si era estesa anche su Cipro ed Egitto)
nel 1912 l'Italia tentò di opporsi insediandosi in Libia. Le grandi
disparità nello sviluppo economico dei diversi Stati furono all'origine
del fenomeno del colonialismo, che alla fine dell'Ottocento e all'inizio del
Novecento sconvolse l'equilibrio politico europeo aprendo la strada ai due
grandi conflitti mondiali. La fine della prima guerra mondiale vide la scomparsa
dalla scena del
M. di Germania, Austria, Russia e Turchia, a vantaggio di
Italia, Francia e Inghilterra. Durante la seconda guerra mondiale il
M.
fu una delle principali zone di combattimento. La situazione politica si
modificò ulteriormente negli anni del secondo dopoguerra, con l'abbandono
da parte dei Paesi occidentali delle loro colonie e con l'aggravarsi della
complessa questione mediorientale (V.); nello
stesso periodo, inoltre, si verificò una fase di declino economico per il
M., tagliato fuori dalle grandi rotte del petrolio e isolato per un
ventennio (1956-75) a causa della chiusura del Canale di Suez. L'avvento della
guerra fredda e la conseguente contrapposizione dei due blocchi raccolti attorno
alle due grandi potenze mondiali - Stati Uniti e Unione Sovietica - restituirono
all'Europa, e quindi al
M., un ruolo strategicamente determinante.
All'inizio degli anni Novanta, il crollo dell'Impero sovietico mutò
nuovamente i rapporti di forza, e l'Europa mediterranea, in particolare l'area
orientale, fu scossa dal violento manifestarsi di fermenti nazionalistici che
condussero allo sgretolamento dell'unità politica
jugoslava.
ANTROPOLOGIALe
regioni che si affacciano sul
M. sono densamente popolate, con punte
massime registrabili in alcune zone dell'Italia e della Spagna e con le uniche
eccezioni del litorale libico ed egiziano, dove la scarsità della
popolazione dipende dal clima sahariano, ma dove comunque sono sorti grandi
agglomerati urbani come Alessandria. La popolazione fu richiamata sulle coste
fin da tempi antichi, sia a causa delle condizioni climatiche e geografiche
più sfavorevoli delle regioni interne, sia per le maggiori
possibilità offerte dal mare, soprattutto per quanto riguardava i
traffici commerciali. Il processo di addensamento lungo i litorali mediterranei
si è andato intensificando durante il XX sec., quando si è avuto
un intenso processo di industrializzazione. Molte delle città che sorgono
sulle coste del
M. superano i 500.000 abitanti (Napoli, Marsiglia, Atene,
Alessandria, ecc.). Numerose sono inoltre le città portuali, centri
commerciali di primaria importanza e sedi di vasti complessi industriali, che
tuttavia risentono sempre più della concorrenza dei porti dell'Europa
settentrionale. Fra i porti che registrano il maggior movimento marittimo e
commerciale sono Barcellona, Cartagena, Venezia, Trieste, Ravenna, Taranto,
Napoli, Livorno, Haifa, Alessandra, il Pireo, Algeri.